ANNO 14 n° 119
Giovedì Web
Una quotidianità
sempre più connessa
>>>>> di Samuele Coco <<<<<
10/09/2015 - 00:01

di Samuele Coco

VITERBO - Internet sta gradualmente entrando nelle nostre vite attraverso molti oggetti che fanno parte della nostra quotidianità. Si fa un gran parlare di dispositivi da indossare connessi, di case connesse e, recentemente, anche di veicoli connessi.

La svolta è arrivata dagli stessi produttori di automobili: complice anche la crisi economica globale, buona parte degli investimenti nel campo ricerca e sviluppo di case automobilistiche come Ford o Audi sono stati incentrati nel processo di trasformazione delle auto in hotspot vaganti dalle funzioni smart. Sono stati creati sistemi di infotainment appositi che, attraverso una connessione internet, possano portare sulla plancia di controllo dell’auto le informazioni più utili per il guidatore.

Sistemi come questi rappresentano oggi un comodo ma costoso extra riservato perlopiù alle auto lussuose, ma domani potrebbero diventare la dotazione standard per milioni di veicoli al mondo. Proprio questa osservazione ha mosso l’interesse delle più importanti comunità di esperti in materia di sicurezza della rete che, preoccupati per i possibili rischi che un punto di accesso internet all’interno dell’auto possa generare, hanno deciso di mettere sotto torchio i sistemi firewall creati dalle case automobilistiche. Purtroppo, i risultati non sono stati incoraggianti: pochi giorni fa, Charlie Miller e Chris Valasek hanno dimostrato di poter prendere il controllo di una Jeep Cherokee lanciata a 110 km/h sull’autostrada, il tutto attraverso un computer o uno smartphone.

L’esperimento completo è stato pubblicato nell’ultimo numero dell’edizione americana di Wired, dove il pilota, che ha anche collaborato con gli hacker per mostrare i problemi di sicurezza del veicolo, ha raccontato le terribili sensazioni vissute mentre impotente perdeva il controllo della sua auto. I tre autori di questo esperimento hanno sottolineato come non solo questo specifico veicolo sia esposto a rischi mortali, ma tutta la categoria di auto connesse che non sviluppano una distinzione tra l’accesso al sistema di infotainment e i controlli del veicolo. Prima di rendere noto tutto questo però, secondo buona norma, gli hacker hanno informato Fiat Chrysler delle vulnerabilità del sistema e hanno persino provveduto a creare una patch correttiva che la casa automobilistica ha controllato e poi rilasciato ai suoi clienti.

Alla luce di avvenimenti come questo, l’intero settore automobilistico, la comunità di esperti della rete e il mondo politico dovrebbero agire in maniera congiunta per tutelare gli attuali e futuri acquirenti di auto connesse. Il legislatore ha l’obbligo di creare leggi che obblighino i produttori di auto ad investire nella sicurezza informatica dei sistemi che producono; le case automobilistiche, quindi, dovrebbero lavorare a stretto giro con gli esperti informatici per bloccare immediatamente ogni possibile attacco ai sistemi operativi che gestiscono i veicoli. Se la strada che si sta tracciando è quella di un mondo connesso ovunque, è necessario accertarsi che il prezzo da pagare per averlo non sia la nostra sicurezza.





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